Maurizio Gherardini (Fenerbahçe) racconta come è sfuggito al terremoto in Turchia

Maurizio Gherardini (Fenerbahçe) racconta come è sfuggito al terremoto in Turchia
© foto di EuroLeague Basketball

Le dimensioni del terremoto che ha avuto epicentro nella Turchia sud-orientale e nel nord della Siria sono già catastrofiche - e ben illustrate dalle rovine del castello di Gaziantep - anche se ci vorranno settimane per avere un bilancio delle vittime, dei feriti e dei danni provocati.

Maurizio Gherardini, il general manager del Fenerbahçe che da circa nove anni vive in Turchia, ha raccontato sulle pagine del Resto del Carlino edizione Forlì i momenti che sta vivendo lui e tutta la regione dell'Anatolia.

"In questo momento l’aspetto sportivo passa decisamente in secondo piano. Ieri mattina abbiamo lavorato tutti insieme per riempire scatoloni con beni di prima necessità da inviare nelle zone colpite e questo tutti nel nostro club, dai giocatori, ai tecnici, ai dirigenti, agli impiegati dell’ufficio."

La partita di EuroLeague di questa settimana (venerdì a Milano contro l'Olimpia) è stata rinviata. Gherardini ha raccontato di essere stato non troppo lontano dall'epicentro del terremoto con la squadra soltanto poche ore prima.

"Nel momento della scossa eravamo in pullman e non ci siamo accorti di niente e spiego perché. Domenica pomeriggio abbiamo giocato in campionato a Konya a circa 150 chilometri dalla zona del terremoto. Finita la partita vista la neve che stava cadendo sulla zona ed i venti fortissimi, il nostro volo di rientro è stato annullato, così siamo rientrati ad Istanbul in pullman dove siamo arrivati alle 4 del mattino. Sono andato subito a letto e al risveglio ho visto un gran numero di messaggi sul telefono. Ho capito che era successo qualcosa di grosso, ho acceso la televisione ed ho capito".

Anche all'interno della squadra turca ci sono drammi personali e sociali relativi al disastro.

"Ieri mattina quando sono entrato in ufficio ho visto Ilker, il responsabile del nostro ufficio stampa, in lascrime davanti alle televisione che trasmetteva le immagini in diretta. Mi ha detto che ha molti amici nella zona di cui non ha notizie. Lunedì ho portato tutto lo staff e tutti i ragazzi e le ragazze dell’ufficio a pranzo in una tavola calda ed il nostro responsabile medico con gli occhi rossi dal pianto mi ha mostrato sul telefonino il video di uno dei primi palazzi crollati e mi ha detto che lui è nato ed è vissuto a lungo in quello di fronte."